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MANTENERE UNA RELAZIONE AFFETTIVA ANCHE DOPO UNA SEPARAZIONE

apr 15, 2021

Le statistiche registrano un costante aumento delle separazioni di coppia negli ultimi anni, con un sostanziale innalzamento della curva in tempo di Covid.

Una separazione , con figli, anche se frutto di una decisione condivisa dei coniugi, rappresenta sempre una fase molto critica nell'esperienza di vita di una famiglia.

Al momento di informare i figli, molto spesso, i genitori sperimentano un senso di smarrimento, di preoccupazione, di incertezza su come comunicare la decisione, come rispondere alle loro domande, come contenere gli effetti, sul piano relazionale, emotivo ed affettivo, come gestire le situazioni nuove che si verranno a creare. Altri interrogativi, infatti, riguardano le problematiche legate all'inserimento nel sistema relazionale di figure nuove, nella prospettiva che uno o entrambi gli ex coniugi intendano ricostruire una famiglia. Quando e come presentare ai figli queste persone? Come farle entrare nella loro vita rispettandone tempi, bisogni, sentimenti? Quale ruolo attribuire a queste nuove figure senza indebolire o compromettere quello dei genitori legittimi?

Queste le preoccupazioni che accompagnano, quasi sempre, anche le separazioni più “ tranquille”. Raramente, comunque, la fine di un rapporto di coppia avviene con modalità non conflittuali, il più delle volte è preceduta da momenti di forte tensione all'interno della famiglia e seguita da dinamiche emotive e comportamentali, da parte dei due partner e delle rispettive famiglie di appartenenza, che coinvolgono, in forma più o meno diretta, i figli.

E sono proprio loro, specie se minori in fase delicata della crescita, a riportarne le maggiori conseguenze, soprattutto quando le battaglie fra coniugi, legate alla gestione delle risorse economiche e all'affidamento dei figli, sono accompagnate da risentimenti, rancori e tentativi di strumentalizzazione. Una separazione con queste forme di conflittualità, può determinare una delegittimazione reciproca dei genitori agli occhi dei figli, con effetti sul loro sviluppo emotivo ed equilibrio psicologico.

Dinamiche, queste, messe in atto anche inconsapevolmente dai genitori, nel tentativo di veder accolte quelle che, dal loro diverso punto di vista, ritengono giuste ragioni.

Può, in taluni casi, accadere che il genitore affidatario adotti particolari comportamenti allo scopo di allontanare (alienare) i figli dal genitore che ha lasciato l'abitazione familiare, come negarne l'importanza, rimarcarne l'inaffidabilità, sottolineare continuamente di essere l'unico a prendersi cura di loro e quindi di essere il genitore migliore, creare sensi di colpa o confusione affettiva se i figli incontrano l'altro, rielaborare a proprio vantaggio il racconto dei fatti, facendo apparire “colpevole” l'altro, assecondare le richieste dei figli in palese contrapposizione con il pensiero dell'altro.

Simili comportamenti, se perpetrati nel tempo, possono determinare nel figlio un rifiuto verso il genitore meno presente fisicamente, causando in lui una perdita affettiva, vissuta come un lutto, accompagnata anche da sentimenti di colpa. La paura dell'abbandono e il bisogno di un punto di riferimento stabile e duraturo che può sperimentare il minore, può quindi indurlo ad appoggiarsi al genitore affidatario, percepito come il più rassicurante e creare con lui una sorta di “Alleanza”, sacrificando la relazione con l'altro genitore. L'altro genitore ( quello alienato), può sperimentare un senso di esclusione, di impotenza, di perdita di ruolo che possono condurlo a situazioni di forte sofferenza. Dinamica relazionale, questa, che può condizionare negativamente lo sviluppo emotivo dei figli e i loro futuri rapporti socio-affettivi. Proprio per favorire il loro sviluppo armonico ed equilibrato, i bambini hanno bisogno di mantenere un rapporto affettivo costante con entrambi i genitori , di amare e di sentirsi amati, di introiettare modelli genitoriali positivi, per essere, poi, nel futuro, anche loro genitori amorevoli.

Ritengo, quindi, utile, nella fase critica della separazione coniugale , soprattutto se accompagnata da tensioni, un aiuto da parte dello psicologo , per una migliore gestione delle emozioni, per facilitare la comprensione dei sentimenti e delle esigenze di tutti i membri della famiglia coinvolti, per avviare un processo di empatia e di fattiva collaborazione nella cura dei figli, salvaguardando il loro bisogno di continuare ad amare e a sentirsi amati incondizionatamente da entrambi i genitori.

Il vincolo coniugale può sciogliersi, ma la relazione genitoriale no, occorre salvaguardarla, anche con un percorso di supporto psicologico, quando può risultare utile.

La relazione fra i due genitori nei confronti dei figli, nonché fra genitori e figli può continuare, dopo la separazione , su un piano di reciproca fiducia, collaborazione e ritrovata stima.

Autrice Psicologa DR.SSA ROMANA (fonte: https://www.psicologionline.net/articoli-psicologia/articoli-genitori-figli )


Autore: 9f5c26a8_user 03 ago, 2021
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Autore: 9f5c26a8_user 03 ago, 2021
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Autore: 9f5c26a8_user 07 mag, 2021
Cos’è l’ADHD? L’ADHD (ovvero “attention deficit hyperactivity disorder”) è un disturbo comune dello sviluppo neurologico. Secondo l’Associazione Psichiatrica Americana (APA), l’ADHD colpisce circa l’8,4% dei bambini e il 2,5% degli adulti. Nello specifico, I medici la diagnosticano più spesso nei maschi che nelle femmine. I bambini con ADHD hanno difficoltà con l’attenzione, l’iperattività e il controllo degli impulsi. Possono avere difficoltà a concentrarsi, a stare fermi o a pensare prima di agire. Esistono tre sottocategorie di ADHD: • disattento • iperattivo-impulsivo • combinato I sintomi dell’ADHD possono migliorare con l’avanzare dell’età ed i pazienti possono acquisire maggiore concentrazione e controllo sui loro impulsi. Cos’è l’autismo? Il disturbo dello spettro autistico influenza la comunicazione sociale e l’interazione di una persona in vari contesti. Non esiste una cura, ma il trattamento può aiutare le persone a fare progressi nei settori che trovano impegnativi. La “American Autism Association” riferisce che l’autismo appare tipicamente prima che il bambino raggiunga l’età di 3 anni e che è cinque volte più probabile che si sviluppi nei maschi che nelle femmine. ADHD e Autismo A volte è difficile capire la differenza tra autismo e ADHD, soprattutto nei bambini più piccoli. Ecco come distinguere i sintomi delle due condizioni: Attenzione I bambini con ADHD, spesso, hanno difficoltà nel prestare attenzione, soprattutto in intervalli di tempo troppo prolungati e possono distrarsi facilmente. I bambini autistici possono avere un interesse limitato. Possono sembrare ossessionati da cose che apprezzano e hanno difficoltà a concentrarsi su cose che non gli interessano. Sono in grado di ricordare facilmente fatti e dettagli, e alcuni riescono ad eccellere in matematica, scienze, musica o arte. Risulta essere più immediato individuare questi segni mentre il bambino svolge dei compiti. Un bambino con ADHD potrebbe non essere in grado di prestare attenzione a qualsiasi argomento. Un bambino autistico può avere un alto livello di attenzione sui suoi argomenti preferiti, ma potrebbe non essere in grado di impegnarsi in argomenti che lo interessano meno. Comunicazione Le difficoltà di comunicazione sono caratteristiche per lo più dell’autismo. Tuttavia, anche alcuni bambini con ADHD hanno queste stesse difficoltà, ma in genere si presentano in modi diversi. I bambini con ADHD possono: • parlare continuamente; • vogliono avere l’ultima parola; • ignorare l’influenza delle proprie parole sulle altre persone; • interrompere gli altri. I bambini autistici possono: • avere difficoltà nell’esprimere le loro emozioni e i loro pensieri; • non usare gesti per comunicare; • avere difficoltà nel mantenere il contatto visivo; • fissarsi su un argomento di conversazione; • giocare in modo diverso (potrebbero non capire il gioco a turni o quello di fantasia) • non avviare o rispondere alle interazioni sociali. Routine e struttura I bambini con ADHD possono annoiarsi rapidamente con una struttura che trovano poco interessante, compresa quella della classe. Senza varietà, possono anche perdere interesse per le attività. Al contrario, i bambini autistici spesso dimostrano una forte omogeneità, volendo aderire a routine o a modelli ritualizzati di comportamento verbale o non verbale. I cambiamenti possono causare turbamento e irritabilità. C’è una relazione tra autismo e ADHD? C’è una certa somiglianza tra i sintomi dell’autismo e dell’ADHD, ed è possibile avere entrambe le condizioni. Il CDC (Centers for Disease Control and Prevention) stima che il 14% dei bambini con ADHD negli Stati Uniti hanno anche un disturbo dello spettro autistico. Altre ricerche collocano questo numero al 15-25%. I ricercatori non comprendono appieno le cause di entrambe le condizioni, anche se probabilmente i fattori genetici giocano un ruolo in entrambe. La diagnosi di ADHD La diagnosi di ADHD, si basa sui sintomi che sono stati presenti negli ultimi 6 mesi. Se un medico sospetta l’autismo, può esaminare il comportamento e lo sviluppo del bambino negli anni precedenti. Tuttavia, In entrambi i casi, possono richiedere l’intervento degli insegnanti e dei caregivers, così come quello dei genitori. Il medico inoltre, intende escludere le condizioni che possono causare sintomi simili a quelli dell’autismo o dell’ADHD. Questi problemi includono: • problemi di udito • difficoltà di apprendimento • disturbi del sonno Secondo uno studio del 2010 che ha esaminato i dati di oltre 2.500 bambini autistici negli Stati Uniti, l’83% di questi aveva almeno un altro disturbo dello sviluppo, mentre il 10% presnetava almeno un disturbo psichiatrico. Il trattamento Il trattamento varia a seconda del bambino, dei suoi sintomi e della presenza di altre condizioni. Alcuni trattamenti per l’autismo e l’ADHD includono: • terapia comportamentale • farmaci Inoltre, i bambini autistici possono beneficiare di ulteriori forme di terapia, a seconda delle loro esigenze. Alcune opzioni includono: • consulenza • interventi educativi • terapia occupazionale • integrazione sensoriale • logopedia In fine, la formazione e l’istruzione possono anche consentire ai genitori e a chi si prende cura dei bambini di gestire meglio i loro sintomi. Fonte: https://www.portale-autismo.it/differenze-tra-autismo-e-adhd/
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