Blog Post

I DISTURBI D’ANSIA IN ADOLESCENZA: PROMEMORIA PER I RAGAZZI E PER I GENITORI

apr 15, 2021

This is a subtitle for your new post

Umberto Galimberti descrive l’adolescenza come “quella fase precaria dell’esistenza dove l’identità appena abbozzata non si gioca come nell’adulto tra ciò che si è e la paura di perdere ciò che si è ma nel divario ben più drammatico tra il non sapere chi si è e la paura di non riuscire ad essere ciò che si sogna”.
Prima di addentrarmi nell’approfondimento dell’ansia in adolescenza, cerchiamo di capire insieme cosa si intende per ansia. La definizione che ritengo più chiara è quella dell’APA (American Psychological Association): “ l’ansia è l’anticipazione apprensiva di un pericolo o di un evento negativo futuro, accompagnata da sentimenti di disforia e da sintomi fisici di tensione ( tachicardia, capogiri, sudorazione, aumento della pressione arteriosa). Gli elementi esposti al rischio possono appartenere sia al mondo esterno sia al mondo interno”.
Gli antichi greci la chiamavano “melanconia”; nel Medioevo era considerata invece una malattia mentale da curare con la religione. Dal 1800 viene classificata come malattia da curare con i farmaci e poi con la psicoterapia.
Deriva dal latino “angere” cioè stringere. Comunica molto bene la sensazione di disagio vissuta da chi soffre di disturbi legati allo spettro ansioso ( le idee di costrizione, imbarazzo, incertezza sul futuro).
Nei dati ISTAT dell’anno 2017 si sottolinea che 2 milioni e mezzo di italiani soffrono di ansia e che tale disturbo è più frequente nelle donne rispetto agli uomini in un rapporto di 2:1.
Qual è la differenza tra ansia e paura? La prima si pone l’obiettivo di affrontare la preoccupazione sulla verificabilità di un evento futuro mentre la paura è una reazione funzionale utile ad affrontare un pericolo immediato.
Entrambe hanno un ruolo ADATTIVO ( normale): quando un bambino subisce la minaccia di una separazione dai genitori, al primo giorno di scuola, davanti ad un primo appuntamento di un adolescente oppure agli esami di maturità. In tutti quei momenti, quindi, in cui si manifesta la crescita, il cambiamento o esperienze di vita nuove.
Il DSM V ( Diagnostic and statistical manual of mental disorders, 2014) rintraccia 8 disturbi legati al sintomo ansioso:
• ansia da separazione
• mutismo selettivo
• agorafobia
• ipocondria
• fobie specifiche
• ansia generalizzata
• attacchi di panico
• fobia sociale
I primi due disturbi si manifestano prevalentemente nell’infanzia mentre gli altri si presentano maggiormente dalla pubertà in poi.
COSA SIGNIFICA QUINDI SOFFRIRE DI ANSIA IN ADOLESCENZA?
I ragazzi comunicano attraverso tale sintomo che hanno difficoltà ad adattarsi ai cambiamenti e ad acquisire nuove competenze personali e relazionali.
La fase adolescenziale richiede la ristrutturazione di tutto ciò che c’era prima ( pensieri, idee, ecc..) perché si inizia a cercare un’autonomia di pensiero che non dipenda più dai quella dei nostri genitori.
Quali sono i disturbi d’ansia più frequentemente riscontrabili in adolescenza?
• L’ ansia generalizzata caratterizzata da tensione somatica, rimuginio, difficoltà di concentrazione, irritabilità, preoccupazione per i comportamenti e richiesta di rassicurazione, obiettivi troppo elevati, evitamento di situazioni per paura di sbagliare, paura di essere rifiutati nelle relazioni ecc..
• La fobia sociale caratterizzata da eccessiva timidezza nei confronti di figure poco familiari tale da compromettere le relazioni con coetanei, le prestazioni scolastiche e il funzionamento relazionale. E’ presente inoltre la preoccupazione di sentirsi umiliati, la paura del giudizio negativo degli altri. Nelle relazioni familiari invece funzionano meglio.
• L’agorafobia determinata da una sensazione di grave disagio di chi si trova in ambienti non familiari o in ampi spazi all’aperto o affollati, temendo di non riuscire a controllare la situazione e che sia difficile fuggire.
• La fobia specifica davanti all’esposizione di oggetti o situazioni temute (sangue, trasfusioni, animali ecc..)
• L’attacco di panico caratterizzato da uno stato di ansia fortissima che insorge per lo più inaspettatamente e che porta a provare sensazioni di morte, perdita di controllo, paura di impazzire. Durante l’attacco si manifestano numerosi sintomi fisici come fatica a respirare, tachicardia , dolore al petto, vertigini, tremori, sensazioni di soffocamento ecc..
 
COSA POSSONO FARE I GENITORI PER AIUTARE I FIGLI AD AFFRONTARE L’ANSIA?
Possono ascoltare e accogliere le preoccupazioni dei figli perché questo aiuterà loro a sentirsi compresi e non giudicati. Pensare poi alle aspettative su di loro e riflettere sul proprio modo di comunicarle.
Tener presente che spesso gli adolescenti evitano le situazioni nelle quali provano ansia e spesso negano l’esistenza della stessa, trovando varie spiegazioni per giustificare il loro modo di comportarsi.
E’ utile far presente ai figli che tutti provano ansia ogni tanto e che non c’è nulla di sconveniente nel mostrarsi ansiosi.
Infine è necessario provare a far acquisire al figlio maggior confidenza nell’incertezza: il genitore non può garantire al ragazzo che ciò che teme, non si verificherà ma può comunicargli fiducia nel fatto che potrà affrontare e gestire la situazione temuta.
Coraggio genitori! Coraggio figli!
 
Riferimenti bibliografici:
• APA, American Psychological Association, 2014
• Dsm V, Diagnostic and statistical manual of mental disorders, 2014

Autore: Psicologa DR.SSA GIADA SANTI ( fonte: https://www.psicologionline.net/articoli-psicologia/articoli-genitori-figli )

Autore: 9f5c26a8_user 03 ago, 2021
The body content of your post goes here. To edit this text, click on it and delete this default text and start typing your own or paste your own from a different source.
Autore: 9f5c26a8_user 03 ago, 2021
The body content of your post goes here. To edit this text, click on it and delete this default text and start typing your own or paste your own from a different source.
Autore: 9f5c26a8_user 07 mag, 2021
Cos’è l’ADHD? L’ADHD (ovvero “attention deficit hyperactivity disorder”) è un disturbo comune dello sviluppo neurologico. Secondo l’Associazione Psichiatrica Americana (APA), l’ADHD colpisce circa l’8,4% dei bambini e il 2,5% degli adulti. Nello specifico, I medici la diagnosticano più spesso nei maschi che nelle femmine. I bambini con ADHD hanno difficoltà con l’attenzione, l’iperattività e il controllo degli impulsi. Possono avere difficoltà a concentrarsi, a stare fermi o a pensare prima di agire. Esistono tre sottocategorie di ADHD: • disattento • iperattivo-impulsivo • combinato I sintomi dell’ADHD possono migliorare con l’avanzare dell’età ed i pazienti possono acquisire maggiore concentrazione e controllo sui loro impulsi. Cos’è l’autismo? Il disturbo dello spettro autistico influenza la comunicazione sociale e l’interazione di una persona in vari contesti. Non esiste una cura, ma il trattamento può aiutare le persone a fare progressi nei settori che trovano impegnativi. La “American Autism Association” riferisce che l’autismo appare tipicamente prima che il bambino raggiunga l’età di 3 anni e che è cinque volte più probabile che si sviluppi nei maschi che nelle femmine. ADHD e Autismo A volte è difficile capire la differenza tra autismo e ADHD, soprattutto nei bambini più piccoli. Ecco come distinguere i sintomi delle due condizioni: Attenzione I bambini con ADHD, spesso, hanno difficoltà nel prestare attenzione, soprattutto in intervalli di tempo troppo prolungati e possono distrarsi facilmente. I bambini autistici possono avere un interesse limitato. Possono sembrare ossessionati da cose che apprezzano e hanno difficoltà a concentrarsi su cose che non gli interessano. Sono in grado di ricordare facilmente fatti e dettagli, e alcuni riescono ad eccellere in matematica, scienze, musica o arte. Risulta essere più immediato individuare questi segni mentre il bambino svolge dei compiti. Un bambino con ADHD potrebbe non essere in grado di prestare attenzione a qualsiasi argomento. Un bambino autistico può avere un alto livello di attenzione sui suoi argomenti preferiti, ma potrebbe non essere in grado di impegnarsi in argomenti che lo interessano meno. Comunicazione Le difficoltà di comunicazione sono caratteristiche per lo più dell’autismo. Tuttavia, anche alcuni bambini con ADHD hanno queste stesse difficoltà, ma in genere si presentano in modi diversi. I bambini con ADHD possono: • parlare continuamente; • vogliono avere l’ultima parola; • ignorare l’influenza delle proprie parole sulle altre persone; • interrompere gli altri. I bambini autistici possono: • avere difficoltà nell’esprimere le loro emozioni e i loro pensieri; • non usare gesti per comunicare; • avere difficoltà nel mantenere il contatto visivo; • fissarsi su un argomento di conversazione; • giocare in modo diverso (potrebbero non capire il gioco a turni o quello di fantasia) • non avviare o rispondere alle interazioni sociali. Routine e struttura I bambini con ADHD possono annoiarsi rapidamente con una struttura che trovano poco interessante, compresa quella della classe. Senza varietà, possono anche perdere interesse per le attività. Al contrario, i bambini autistici spesso dimostrano una forte omogeneità, volendo aderire a routine o a modelli ritualizzati di comportamento verbale o non verbale. I cambiamenti possono causare turbamento e irritabilità. C’è una relazione tra autismo e ADHD? C’è una certa somiglianza tra i sintomi dell’autismo e dell’ADHD, ed è possibile avere entrambe le condizioni. Il CDC (Centers for Disease Control and Prevention) stima che il 14% dei bambini con ADHD negli Stati Uniti hanno anche un disturbo dello spettro autistico. Altre ricerche collocano questo numero al 15-25%. I ricercatori non comprendono appieno le cause di entrambe le condizioni, anche se probabilmente i fattori genetici giocano un ruolo in entrambe. La diagnosi di ADHD La diagnosi di ADHD, si basa sui sintomi che sono stati presenti negli ultimi 6 mesi. Se un medico sospetta l’autismo, può esaminare il comportamento e lo sviluppo del bambino negli anni precedenti. Tuttavia, In entrambi i casi, possono richiedere l’intervento degli insegnanti e dei caregivers, così come quello dei genitori. Il medico inoltre, intende escludere le condizioni che possono causare sintomi simili a quelli dell’autismo o dell’ADHD. Questi problemi includono: • problemi di udito • difficoltà di apprendimento • disturbi del sonno Secondo uno studio del 2010 che ha esaminato i dati di oltre 2.500 bambini autistici negli Stati Uniti, l’83% di questi aveva almeno un altro disturbo dello sviluppo, mentre il 10% presnetava almeno un disturbo psichiatrico. Il trattamento Il trattamento varia a seconda del bambino, dei suoi sintomi e della presenza di altre condizioni. Alcuni trattamenti per l’autismo e l’ADHD includono: • terapia comportamentale • farmaci Inoltre, i bambini autistici possono beneficiare di ulteriori forme di terapia, a seconda delle loro esigenze. Alcune opzioni includono: • consulenza • interventi educativi • terapia occupazionale • integrazione sensoriale • logopedia In fine, la formazione e l’istruzione possono anche consentire ai genitori e a chi si prende cura dei bambini di gestire meglio i loro sintomi. Fonte: https://www.portale-autismo.it/differenze-tra-autismo-e-adhd/
Altri post
Share by: