Prendere sul serio le emozioni dei bambini richiede Empatheia

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Consulenza psicologica e neuropsichiatrica infantile

Lo studio associato Empatheia a Furci Siculo, in provincia Messina, è specializzato in un’ampia gamma di servizi rivolti al benessere della persona, si occupa di consulenza psicologica e neuropsichiatrica, psicoterapia, valutazione diagnostica dei disturbi del neurosviluppo, percorsi terapeutici personalizzati, doposcuola specialistico, Parent Training e Teacher Training, formazione per professionisti, Strategy Fundraising, comunicazione sociale e punto E-Campus.


Inoltre, lo studio è convenzionato con professionisti: fisiatra, psicomotricista, logopedista, nutrizionista, consulenza giuridica speciale, psicoterapia sistemico familiare, ortopedico e tante altre. 

Ci trovi a Furci Siculo, ma siamo operativi su tutta la provincia di Messina.

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Riabilitazione e potenziamento nell'età evolutiva

Lo studio associato Empatheia, come servizio di neuropsichiatria infantile e riabilitazione e potenziamento nell'età evolutiva, eroga prestazioni finalizzate a progetti riabilitativi per questa fascia di età con approccio multidisciplinare, affiancando e sostenendo i familiari nei rapporti con gli operatori dell'area educativa e scolastica.


Fanno parte dei nostri servizi anche il sostegno psicologico al minore e alla famiglia. Empatheia è lo studio di Furci Siculo specializzato in un’ampia gamma di servizi rivolti al benessere della persona: offriamo consulenze, valutazioni diagnostiche e percorsi terapeutici personalizzati.

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Sede Regionale Associazione Bandiera Lilla


Lo studio Empatheia, grazie ai suoi professionisti, collabora da tanto tempo con l'associazione nazionale bandiera lilla per le politiche di accessibilità dei territori, inclusione sociale, turismo accessibile.

La nostra realtà è lieta di comunicare che ha accolto positivamente l'invito di bandiera Lilla di diventare la SEDE SICILIANA DELL'ASSOCIAZIONE.

Da oggi lo studio associato Empatheia è LA NUOVA SEDE SICILIANA BANDIERA LILLA e sarà un punto di incontro per associazioni, enti pubblici, aziende che vogliono avvicinarsi a questa importante realtà, contribuire all'accessibilità dei territori e presentare i loro progetti ed idee secondo i principi che porta avanti l'associazione, avere informazioni specifiche. 

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Polo formativo E-Campus

Lo studio associato Empatheia punta sulla formazione dei ragazzi della provincia di Messina e su coloro che per motivi di lavoro non possono o non hanno potuto frequentare l’università.


La cultura, il diritto all'istruzione e all'ottenimento di maggiore professionalità è un diritto di tutti e per questo motivo si è impegnata e ha chiuso un accordo con una delle principali università telematiche online riuscendo ad aprire un polo a Furci Siculo.

Autore: 9f5c26a8_user 03 ago, 2021
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Autore: 9f5c26a8_user 03 ago, 2021
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Autore: 9f5c26a8_user 07 mag, 2021
Cos’è l’ADHD? L’ADHD (ovvero “attention deficit hyperactivity disorder”) è un disturbo comune dello sviluppo neurologico. Secondo l’Associazione Psichiatrica Americana (APA), l’ADHD colpisce circa l’8,4% dei bambini e il 2,5% degli adulti. Nello specifico, I medici la diagnosticano più spesso nei maschi che nelle femmine. I bambini con ADHD hanno difficoltà con l’attenzione, l’iperattività e il controllo degli impulsi. Possono avere difficoltà a concentrarsi, a stare fermi o a pensare prima di agire. Esistono tre sottocategorie di ADHD: • disattento • iperattivo-impulsivo • combinato I sintomi dell’ADHD possono migliorare con l’avanzare dell’età ed i pazienti possono acquisire maggiore concentrazione e controllo sui loro impulsi. Cos’è l’autismo? Il disturbo dello spettro autistico influenza la comunicazione sociale e l’interazione di una persona in vari contesti. Non esiste una cura, ma il trattamento può aiutare le persone a fare progressi nei settori che trovano impegnativi. La “American Autism Association” riferisce che l’autismo appare tipicamente prima che il bambino raggiunga l’età di 3 anni e che è cinque volte più probabile che si sviluppi nei maschi che nelle femmine. ADHD e Autismo A volte è difficile capire la differenza tra autismo e ADHD, soprattutto nei bambini più piccoli. Ecco come distinguere i sintomi delle due condizioni: Attenzione I bambini con ADHD, spesso, hanno difficoltà nel prestare attenzione, soprattutto in intervalli di tempo troppo prolungati e possono distrarsi facilmente. I bambini autistici possono avere un interesse limitato. Possono sembrare ossessionati da cose che apprezzano e hanno difficoltà a concentrarsi su cose che non gli interessano. Sono in grado di ricordare facilmente fatti e dettagli, e alcuni riescono ad eccellere in matematica, scienze, musica o arte. Risulta essere più immediato individuare questi segni mentre il bambino svolge dei compiti. Un bambino con ADHD potrebbe non essere in grado di prestare attenzione a qualsiasi argomento. Un bambino autistico può avere un alto livello di attenzione sui suoi argomenti preferiti, ma potrebbe non essere in grado di impegnarsi in argomenti che lo interessano meno. Comunicazione Le difficoltà di comunicazione sono caratteristiche per lo più dell’autismo. Tuttavia, anche alcuni bambini con ADHD hanno queste stesse difficoltà, ma in genere si presentano in modi diversi. I bambini con ADHD possono: • parlare continuamente; • vogliono avere l’ultima parola; • ignorare l’influenza delle proprie parole sulle altre persone; • interrompere gli altri. I bambini autistici possono: • avere difficoltà nell’esprimere le loro emozioni e i loro pensieri; • non usare gesti per comunicare; • avere difficoltà nel mantenere il contatto visivo; • fissarsi su un argomento di conversazione; • giocare in modo diverso (potrebbero non capire il gioco a turni o quello di fantasia) • non avviare o rispondere alle interazioni sociali. Routine e struttura I bambini con ADHD possono annoiarsi rapidamente con una struttura che trovano poco interessante, compresa quella della classe. Senza varietà, possono anche perdere interesse per le attività. Al contrario, i bambini autistici spesso dimostrano una forte omogeneità, volendo aderire a routine o a modelli ritualizzati di comportamento verbale o non verbale. I cambiamenti possono causare turbamento e irritabilità. C’è una relazione tra autismo e ADHD? C’è una certa somiglianza tra i sintomi dell’autismo e dell’ADHD, ed è possibile avere entrambe le condizioni. Il CDC (Centers for Disease Control and Prevention) stima che il 14% dei bambini con ADHD negli Stati Uniti hanno anche un disturbo dello spettro autistico. Altre ricerche collocano questo numero al 15-25%. I ricercatori non comprendono appieno le cause di entrambe le condizioni, anche se probabilmente i fattori genetici giocano un ruolo in entrambe. La diagnosi di ADHD La diagnosi di ADHD, si basa sui sintomi che sono stati presenti negli ultimi 6 mesi. Se un medico sospetta l’autismo, può esaminare il comportamento e lo sviluppo del bambino negli anni precedenti. Tuttavia, In entrambi i casi, possono richiedere l’intervento degli insegnanti e dei caregivers, così come quello dei genitori. Il medico inoltre, intende escludere le condizioni che possono causare sintomi simili a quelli dell’autismo o dell’ADHD. Questi problemi includono: • problemi di udito • difficoltà di apprendimento • disturbi del sonno Secondo uno studio del 2010 che ha esaminato i dati di oltre 2.500 bambini autistici negli Stati Uniti, l’83% di questi aveva almeno un altro disturbo dello sviluppo, mentre il 10% presnetava almeno un disturbo psichiatrico. Il trattamento Il trattamento varia a seconda del bambino, dei suoi sintomi e della presenza di altre condizioni. Alcuni trattamenti per l’autismo e l’ADHD includono: • terapia comportamentale • farmaci Inoltre, i bambini autistici possono beneficiare di ulteriori forme di terapia, a seconda delle loro esigenze. Alcune opzioni includono: • consulenza • interventi educativi • terapia occupazionale • integrazione sensoriale • logopedia In fine, la formazione e l’istruzione possono anche consentire ai genitori e a chi si prende cura dei bambini di gestire meglio i loro sintomi. Fonte: https://www.portale-autismo.it/differenze-tra-autismo-e-adhd/
Autore: 9f5c26a8_user 07 mag, 2021
Secondo il Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (DSM 5, APA, 2013) la Fobia Specifica è un disturbo caratterizzato da un’ansia clinicamente significativa provocata dall’esposizione ad un oggetto o ad una situazione specifici. Tale ansia è incontrollabile e può sfociare in un attacco di panico, nonostante il soggetto riconosca l’eccessiva irragionevolezza della paura che sta provando. Il soggetto fobico, dunque, sperimenta una paura intensa e sproporzionata rispetto ad una valutazione oggettiva del pericolo effettivamente insito in quell’oggetto o in quella situazione. Come nasce una fobia? Generalmente le possibilità sono le seguenti. O la fobia nasce come conseguenza di un evento traumatico (per esempio, la fobia del cane scaturisce dal fatto di essere stato morso da un cane). Oppure la fobia ha origine intrapsichica ed è frutto del meccanismo di difesa chiamato Spostamento. Secondo quest’ultima possibilità, il soggetto fobico, per tenere lontano dalla coscienza un contenuto mentale angoscioso relativo alla sua storia di vita, sposta l’ansia all’esterno, attribuendola ad un oggetto/situazione che sono diversi dalla questione originaria ma legati ad essa da vincoli associativi. Che cosa significa? Che invece di affrontare una questione intima irrisolta più o meno inconscia che ci genera ansia, spostiamo questa emozione su un oggetto o situazione esterni. Che vantaggi ha lo Spostamento? 1. Consente di distogliere l’attenzione dall'effettivo problema che causa la nostra preoccupazione (ossia, la questione intima irrisolta) 2. Dà la sensazione che l’ansia non riguardi noi stessi ma l’oggetto, perché si attribuisce la causa del proprio disagio alle caratteristiche dell’oggetto fobico, piuttosto che a qualcosa che riguarda la nostra storia di vita. 3. Il pensare che il problema riguardi un oggetto esterno invece che una fragilità che ci appartiene conferisce una maggiore sensazione di controllo sull’ansia, perché l’oggetto fobico è esterno e circoscritto e, quindi, evitabile. Due fenomeni strettamente connessi a questo disturbo d’ansia sono l’Ansia Anticipatoria e l’Evitamento. Lo stato di tensione che si scatena in assenza dello stimolo ansiogeno ma al solo pensiero di poterci avere a che fare in futuro è detto Ansia Anticipatoria. L’Ansia Anticipatoria è molto invalidante perché: 1. Inquina la mente per un periodo di tempo molto più lungo di quello trascorso a contatto con lo stimolo facendoci perdere il contatto con il momento presente: pensiamo a chi soffre della fobia di volare che non si gode la vacanza di una settimana perché appena attera si angoscia all’idea del volo di ritorno. 2. Si basa sul concetto della «profezia che si auto-avvera», ossia il pensare che si avrà paura contribuisce all’insorgere effettivo della paura. 3. Inizia sempre con maggior anticipo L’Ansia Anticipatoria è responsabile di un meccanismo difensivo chiamato Evitamento, ossia la scelta di rinunciare ad una certa cosa o a mettersi in una data situazione per paura che sopraggiunga un attacco d’ansia. L’Evitamento è un meccanismo difficilissimo da estirpare perché è costantemente rinforzato dal sollievo che il soggetto sente di ottenere allontanandosi dallo stimolo fobico. Autore Psicologa DR.SSA MICHELA LAUNI (fonte: https://www.psicologionline.net/articoli-psicologia/articoli-ansia-depressione )
Autore: 9f5c26a8_user 07 mag, 2021
Il bullismo è definito come un’oppressione, psicologica o fisica, ripetuta e continuata nel tempo, perpetuata da una persona – o da un gruppo di persone – più potente nei confronti di un’altra persona percepita più debole (Farrington, 1993). Le caratteristiche distintive del bullismo sono: l’intenzionalità del comportamento, la persistenza nel tempo, l’asimmetria della relazione. Il bullismo può essere diretto (fisico o verbale o entrambe) o indiretto (escludere, isolare,diffondere informazioni false, calunniare, danneggiare le amicizie della vittima). Chi è vittima di bullismo prova rabbia, tristezza, solitudine, delusione, sconforto, minore autostima e spesso anche senso di impotenza. Cosa non è bullismo: comportamenti antisociali e devianti (aggredire con un coltellino, picchiare in modo grave, fare minacce pesanti, estorcere denaro, compiere molestie o abusi sessuali..), ma anche litigare tra pari, prendere in giro “per gioco”, farsi i dispetti a vicenda. I protagonisti del bullismo sono: bulli (dominante o gregari), vittime (passive o provocatrici), spettatori, che possono sostenere il bullo ridendo, oppure difendere la vittima consolandola oppure far finta di niente e cercare di non venire coinvolti. Protagonisti indiretti del fenomeno del bullismo sono anche gli adulti chiamati ad intervenire: gli insegnanti, il dirigente scolastico, i genitori e gli altri adulti in generale. Cosa non fare: entrare in un’ottica punitiva etichettando il “bullo” e iperproteggendo la vittima, disapprovare la persona, umiliare, usare sarcasmo o minacce. Cosa fare: invitare le persone a parlare e a raccontare quanto succede a qualcuno, comprendere cosa è successo e considerare il “bullo” una persona da aiutare al pari della vittima. Dare rinforzi positivi al buon comportamento di alcuni alunni, valorizzare il dialogo, disapprovare i comportamenti sbagliati e non le persone, dare l’opportunità di cambiare comportamento al “bullo”. La scuola e la famiglia dovrebbero lavorare assieme per affrontare il problema, anche con l'aiuto di qualche esperto. Autore: Psicologa e Psicoterapeuta DR.SSA CHIARA BEGHIN ( fonte: https://www.psicologionline.net/articoli-psicologia/articoli-genitori-figli )
Autore: 9f5c26a8_user 25 apr, 2021
Autore: 9f5c26a8_user 25 apr, 2021
Autore: 9f5c26a8_user 15 apr, 2021
Autore: 9f5c26a8_user 15 apr, 2021
È ormai da più di un anno che conviviamo con gli effetti che il COVID-19 ha portato nella vita di tutti noi. I diversi lockdown vissuti hanno influenzato la vita sociale odierna, non più basata sul contatto fisico, ma sul distanziamento. Si è, infatti, notato un sempre maggiore allontanamento e disinteresse dal voler instaurare nuove conoscenze o dal voler continuare la frequentazione di amicizie già consolidate. Ciò dimostra che la conseguenza psicologica forse più pericolosa del COVID è stata proprio la perdita di desiderio nell'avere una "vita sociale", nel distaccamento dal desiderio di uscire. Questa pandemia da COVID-19 ha influito negativamente sulla vita di tutti, non solo su chi ha avuto tale malattia, perché, nel caso di chi non si è ammalato, questo si è trovato a dover lottare a livello psicologico, mentre, nel caso di chi si è ammalato, la lotta ha toccato anche il livello fisico. A tal proposito si è originata una vera e propria sindrome, detta "Long-COVID" o "Post-COVID", la quale vede protagonisti tutti coloro che hanno riscontrato questo virus, le cui conseguenze si protraggono nel tempo. Si nota, ad esempio, il senso di rifiuto a lasciare la propria casa, per paura di esporsi a possibili minacce, anche successivamente alla fine del periodo di isolamento forzato, la cosiddetta "sindrome della capanna". La paura, l'insonnia, l'ansia, l'alterazione dell'umore, la depressione, il senso di solitudine e lo stress sono solo alcune delle conseguenze che il Covid-19 porta con sé. Da alcune ricerche scientifiche emergono dati significativi ricollegabili a perdita di concentrazione a scuola, sul posto di lavoro, ma anche perdita di interessi. È una generale perdita di certezze spesso connessa all'uso di sostanze stupefacenti, nicotina,alcolici di cui, prima della pandemia, non si abusava. Tutto ciò può portare all'insorgenza di attacchi di panico, attacchi d'ansia o stress cronico. Dal punto di vista diagnostico, questa pandemia ha favorito lo svilupparsi di disturbi d'ansia nella maggior parte della popolazione, anche senza essere correlato alla aver contratto o meno il virus. Il DSM-V racchiude tutti i disturbi che condividono ansia e paura eccessive nei disturbi d'ansia. Nello specifico, "la paura è la risposta emotiva a una minaccia imminente", mentre "l'ansia è l'anticipazione di una minaccia futura".Chi soffre di disturbi d'ansia tende a sopravvalutare il pericolo in situazioni di paura o evitamento. Portando con sé una carica fortemente destabilizzante, è necessario intervenire prima che la paura o l'ansia esperite siano eccessive o sproporzionate. Se non si dovesse intervenire in tempo, ovvero prima che queste sensazioni accrescano di intensità, il disturbo persisterebbe e peggiorerebbe con il tempo. Il fulcro di questo periodo è basato sull'isolamento, concetto destabilizzante se si tiene conto che è centrale e necessario per tutti il bisogno di contatto fisico e "vicinanza sociale". È risultato quindi difficile convivere con un allontanamento sociale forzato, il quale ha portato le persone a guardarsi con diffidenza e timore perché possibili portatori del virus. Abbiamo dovuto imparare a isolarci dai nostri affetti, non solo dagli estranei, e questo è risultato essere estremamente disfunzionale per i rapporti interpersonali e per la salute mentale. È quindi essenziale chiedere aiuto e intraprendere un percorso psicologico per evitare che questa emergenza sanitaria lasci danni irreparabili. Autore: Psicologo e Psicoterapeuta DR.SSA MARCELLA BASSAN (fonte: https://www.psicologionline.net/articoli-psicologia/articoli-ansia-depressione
15 apr, 2021
Umberto Galimberti descrive l’adolescenza come “quella fase precaria dell’esistenza dove l’identità appena abbozzata non si gioca come nell’adulto tra ciò che si è e la paura di perdere ciò che si è ma nel divario ben più drammatico tra il non sapere chi si è e la paura di non riuscire ad essere ciò che si sogna”. Prima di addentrarmi nell’approfondimento dell’ansia in adolescenza, cerchiamo di capire insieme cosa si intende per ansia. La definizione che ritengo più chiara è quella dell’APA (American Psychological Association): “ l’ansia è l’anticipazione apprensiva di un pericolo o di un evento negativo futuro, accompagnata da sentimenti di disforia e da sintomi fisici di tensione ( tachicardia, capogiri, sudorazione, aumento della pressione arteriosa). Gli elementi esposti al rischio possono appartenere sia al mondo esterno sia al mondo interno”. Gli antichi greci la chiamavano “melanconia”; nel Medioevo era considerata invece una malattia mentale da curare con la religione. Dal 1800 viene classificata come malattia da curare con i farmaci e poi con la psicoterapia. Deriva dal latino “angere” cioè stringere. Comunica molto bene la sensazione di disagio vissuta da chi soffre di disturbi legati allo spettro ansioso ( le idee di costrizione, imbarazzo, incertezza sul futuro). Nei dati ISTAT dell’anno 2017 si sottolinea che 2 milioni e mezzo di italiani soffrono di ansia e che tale disturbo è più frequente nelle donne rispetto agli uomini in un rapporto di 2:1. Qual è la differenza tra ansia e paura? La prima si pone l’obiettivo di affrontare la preoccupazione sulla verificabilità di un evento futuro mentre la paura è una reazione funzionale utile ad affrontare un pericolo immediato. Entrambe hanno un ruolo ADATTIVO ( normale): quando un bambino subisce la minaccia di una separazione dai genitori, al primo giorno di scuola, davanti ad un primo appuntamento di un adolescente oppure agli esami di maturità. In tutti quei momenti, quindi, in cui si manifesta la crescita, il cambiamento o esperienze di vita nuove. Il DSM V ( Diagnostic and statistical manual of mental disorders, 2014) rintraccia 8 disturbi legati al sintomo ansioso: • ansia da separazione • mutismo selettivo • agorafobia • ipocondria • fobie specifiche • ansia generalizzata • attacchi di panico • fobia sociale I primi due disturbi si manifestano prevalentemente nell’infanzia mentre gli altri si presentano maggiormente dalla pubertà in poi. COSA SIGNIFICA QUINDI SOFFRIRE DI ANSIA IN ADOLESCENZA? I ragazzi comunicano attraverso tale sintomo che hanno difficoltà ad adattarsi ai cambiamenti e ad acquisire nuove competenze personali e relazionali. La fase adolescenziale richiede la ristrutturazione di tutto ciò che c’era prima ( pensieri, idee, ecc..) perché si inizia a cercare un’autonomia di pensiero che non dipenda più dai quella dei nostri genitori. Quali sono i disturbi d’ansia più frequentemente riscontrabili in adolescenza? • L’ ansia generalizzata caratterizzata da tensione somatica, rimuginio, difficoltà di concentrazione, irritabilità, preoccupazione per i comportamenti e richiesta di rassicurazione, obiettivi troppo elevati, evitamento di situazioni per paura di sbagliare, paura di essere rifiutati nelle relazioni ecc.. • La fobia sociale caratterizzata da eccessiva timidezza nei confronti di figure poco familiari tale da compromettere le relazioni con coetanei, le prestazioni scolastiche e il funzionamento relazionale. E’ presente inoltre la preoccupazione di sentirsi umiliati, la paura del giudizio negativo degli altri. Nelle relazioni familiari invece funzionano meglio. • L’agorafobia determinata da una sensazione di grave disagio di chi si trova in ambienti non familiari o in ampi spazi all’aperto o affollati, temendo di non riuscire a controllare la situazione e che sia difficile fuggire. • La fobia specifica davanti all’esposizione di oggetti o situazioni temute (sangue, trasfusioni, animali ecc..) • L’attacco di panico caratterizzato da uno stato di ansia fortissima che insorge per lo più inaspettatamente e che porta a provare sensazioni di morte, perdita di controllo, paura di impazzire. Durante l’attacco si manifestano numerosi sintomi fisici come fatica a respirare, tachicardia , dolore al petto, vertigini, tremori, sensazioni di soffocamento ecc.. COSA POSSONO FARE I GENITORI PER AIUTARE I FIGLI AD AFFRONTARE L’ANSIA? Possono ascoltare e accogliere le preoccupazioni dei figli perché questo aiuterà loro a sentirsi compresi e non giudicati. Pensare poi alle aspettative su di loro e riflettere sul proprio modo di comunicarle. Tener presente che spesso gli adolescenti evitano le situazioni nelle quali provano ansia e spesso negano l’esistenza della stessa, trovando varie spiegazioni per giustificare il loro modo di comportarsi. E’ utile far presente ai figli che tutti provano ansia ogni tanto e che non c’è nulla di sconveniente nel mostrarsi ansiosi. Infine è necessario provare a far acquisire al figlio maggior confidenza nell’incertezza: il genitore non può garantire al ragazzo che ciò che teme, non si verificherà ma può comunicargli fiducia nel fatto che potrà affrontare e gestire la situazione temuta. Coraggio genitori! Coraggio figli! Riferimenti bibliografici: • APA, American Psychological Association, 2014 • Dsm V, Diagnostic and statistical manual of mental disorders, 2014 Autore: Psicologa DR.SSA GIADA SANTI ( fonte: https://www.psicologionline.net/articoli-psicologia/articoli-genitori-figli )
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